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Elezioni comunali

San Michele, la denuncia dei cittadini: “un bosco ferito che state lasciando morire”






Greve in Chianti – “Che ve ne farete dell’antincendio boschivo se tra quindici anni non avrete più boschi?” Queste le parole di un cittadino grevigiano, Marco Cappelletti, che sfruttando al meglio la risorsa social ha richiamato l’attenzione sulla disastrosa situazione boschiva del parco di San Michele. Una denuncia che accompagna le numerose avvertenze dei cittadini su una risorsa così importante ma abbandonata.

Le immagini parlano da sole: un bosco desolato, “ferito” e poi lasciato morente in balia di sé stesso. Si tratta del sito naturale ad ovest del monte San Michele, un territorio che si prolunga fino alla cima del monte e comprende sia la valle grevigiana che quella della Val di Pesa.






Le problematiche sono visibili ad occhio nudo: si hanno pendenze notevoli e tagli inappropriati alla morfologia del suolo. Il terreno, che dovrebbe essere trattenuto dalle radici degli alberi, è particolarmente sabbioso e crolla rapidamente. Un fatto che genera un ulteriore problema: quando piove il materiale discende fino al letto del Fiume Greve, provocando grossi danni allo stesso. Inoltre, molto del materiale di scarto – dai rami alle cime d’albero – è stato raccolto ed in parte depositato sulle rive e questo può generare un ostacolo per un regolare flusso delle acque.

È lo stesso Marco a descriverci la situazione che possiamo trovare sul posto: “Per comodità di taglio e di recupero sembra siano intervenuti con ruspe ed abbiano spazzato via porzioni di bosco, una volta sentieri ed oggi carreggiate fangose, un’”autostrada” su cui riversa mota”. Proprio questo è un danno generalmente sottovalutato: il passaggio dei mezzi pesanti crea una compattazione del suolo che compromette la sua fertilità ed il drenaggio delle acque.

Dalle foto, agli occhi degli esperti, sembra essere stato apportato un tipo di taglio – il cosiddetto “taglio ceduo” – che richiede una cura ed un intervento continuativo. A questo si aggiunge la presenza di ungulati che tendono a cibarsi di ciò che rinasce, non permettendo quindi una rigenerazione. Ciò che emerge è quindi una dannosa discontinuità nella gestione del territorio, una mancanza che non permetterà il rigenero del bosco stesso.

Sebbene la gestione del bosco sia affidata ad un’azienda esterna, il controllo dello stesso dovrebbe essere onere delle amministrazioni, le quali dovrebbero impegnarsi nella valorizzazione e nella tutela di un sito naturale la quale importanza viene sottovalutata.

Ed proprio questo che traspare dalla tagliante denuncia social di Marco “Permettete che boschi centenari vengano rasi più o meno al suolo, che le vie antiche vengano spazzate via da ruspe, che il fasciame venga rotolato giù nei corsi d’acqua. Vi piace apparire in prima linea a difesa dell’ambiente, è un eroismo che va di moda e garantisce consenso quasi incondizionato”.

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