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Popolo di Santi, Sceriffi ed Evasori






Quanto meraviglioso altruismo. E’ davvero singolare vedere con quanta premura e insistenza gli italiani abbiano in queste settimane un pensiero verso il prossimo, quanto si preoccupino della salute collettiva. Nel grande megafono di Facebook, sostituitosi più del solito alle piazze a causa della quarantena forzata, sono in molti a lanciare messaggi disperati affinché ognuno si barrichi nelle proprie dimore nell’interesse della cittadinanza, per rispetto di medici e infermieri, per rispetto delle forze dell’ordine, dei lavoratori dei supermercati e quant’altro.

Curioso che un popolo composto in gran parte da menefreghisti, da egoisti preoccupati solo del proprio benessere, da gente che sino a ieri augurava la morte a migranti e profughi, si sia riscoperto tutt’a un tratto un gregge di samaritani di biblica memoria.

Per quanto commovente, questa svolta missionaria non è credibile, e necessita di veder trovata la vera causa che sta alla base di cotanti appelli alla responsabilità: essa è senza dubbio la paura. Siamo sinceri, ben pochi hanno davvero coscienza e sensibilità per il lavoro di chi sta in prima linea, o per la comunità in generale, ma ciascuno di noi è mosso prima di tutto da una grande paura personale, una paura per la propria salute, che spinge ad avere reazioni insolite e mai viste prima. 






Ed ecco quindi, come conseguenza a ciò, il vociare isterico sfogato sui social contro chiunque venga avvistato col naso oltre il perimetro di casa. A scanso di equivoci, sia chiara una cosa: bisogna rimanere in casa, questa è la prima e fondamentale regola. Le uscite vanno limitate al minimo, anche quelle per le necessità primarie, e le autorità e le istituzioni fanno bene, ed anzi hanno il dovere, di ricordarlo continuamente, anche con deciso vigore.

Quello a cui abbiamo assistito in questo surreale marzo è stata però un’isteria collettiva inaudita, un linciaggio verbale arricchito da insulti indicibili nei confronti di coloro che, attenendosi semplicemente ai decreti del governo, uscivano di casa per fare una mezzora di sport. L’attuale decreto permette l’attività motoria solo nei pressi dell’abitazione, ma quello precedente la consentiva all’interno del comune, a condizione di farla da soli, protetti e a distanza dagli altri in luoghi poco affollati.

Fare una passeggiata, specie in zone come la nostra in cui non mancano boschi, campi e aree isolate, era dunque possibile, e chi lo faceva rispettando le misure indicate si atteneva semplicemente alle legge. Naturalmente era ed è il buon senso a dover guidare l’azione di ognuno, limitando queste uscite a poche occasioni e sospendendole nel momento in cui anche quei luoghi verdi e silenziosi fossero diventati ritrovi affollati.

Non c’è stato alcun buonsenso invece negli autoproclamati sceriffi che hanno vomitato sui social le proprie paure, le proprie frustrazioni, il proprio odio nella maniera più becera, dando luogo ad una vergognosa e incivile caccia alle streghe. Tutti ad invocare il rispetto degli altri, il rispetto dei medici, della sanità, quando magari questi soggetti sono da sempre degli impuniti evasori.

Già, perché bisogna ricordare alle masse di italioti iracondi che l’evasione fiscale, per cui il nostro Paese è da anni primo in Europa, uccide molto di più di una corsetta solitaria in un bosco: se gli ospedali sono a corto di materiale sanitario, se mancano posti in terapia intensiva, se il personale scarseggia, oltre che dei tagli susseguitisi negli anni la colpa principale è di tutti i ladri che hanno frodato il fisco, con numeri spaventosi.

Secondo i dati dell’ottobre scorso, l’erario viene privato ogni anno di 181, 4 miliardi di euro, con un incremento dell’evasione nel 2019 del 3,8 %. I milioni di evasori d’Italia, parecchi dei quali tra gli sceriffi di questi giorni, sono untori ben più criminali di coloro che, rispettando i decreti, hanno fatto di recente qualche ora di sport. Troppo difficile da capire però, più semplice creare gogne di paura contro chi viene avvistato fuori, e soprattutto più semplice continuare a non pagare le tasse, piuttosto che cominciare a farlo.

Da questa emergenza se ne esce soltanto marciando uniti, mantenendo la calma e l’equilibrio, punendo severamente i veri trasgressori dei divieti, e smettendola di puntare sempre il dito contro qualcuno, senza mai riflettere sulle proprie mancanze civiche. Chissà se questo popolo, che un tempo pullulava di poeti e naviganti, mentre adesso produce solo forcaioli ed evasori fiscali, riuscirà a capirlo.






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