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Elezioni comunali

L’Impruneta non è questa.

Ho fatto scorrere un po’ i giorni; ho pensato, ascoltato e letto ma scrivere di una vicenda come questa mi massacra sotto più fronti. Poi ho visto questa scritta e il bisogno di esternare i miei pensieri è diventato impellente perchè l’Impruneta non è questa.

 






Quello che è accaduto è un fatto, un’azione che è sinonimo di incubo.
La prima sensazione che ho provato è stata incredulità.
Continuavo a dire tra me e me: “al paesello… Una roba così, al mio paesello? Qui da noi?”
Io, come tanti di voi, all’Impruneta ci sono nata e cresciuta. Abbiamo camminato in ciabatte sui sanpietrini, siamo caduti tutti con lo sgambetto delle radici in Barazzina, abbiamo imparato ad andare in bicicletta nella dritta delle Sodera. E io, donna di 32 anni, non devo sentirmi sicura a posteggiare dietro alla banca o in fondo al desco e tornare a casa tranquilla? Al mio paesello? 






Per come gira questo mondo no, non c’è da sentirsi tranquilli da punte parte ma qui, a due passi dall’uscio di casa… Mai avrei pensato che l’Impruneta dovesse far fronte a uno schifo del genere, che dovesse finire sui giornali per quest’atrocità. L’Impruneta non è questa.
L’Impruneta è il paese della Terracotta lavorata dalle abili mani dei nostri artigiani, è il paese collinare della Fiera Millenaria, della Festa dell’Uva che è una delle tradizioni più antiche e più sentite. Siamo quelli che si conoscono da sempre, che il buongiorno ci si dà ai nostri bar, che noi bambine, ragazze e donne possiamo andare ai nostri Rioni tranquille e serene perché lì siamo come a casa. L’Impruneta è casa.
Ho letto su alcune testate di giornali che lei era ubriaca, aveva un tasso alcolemico importante, che non era in condizione di decidereE quindi? Questa è una giustificazione? Queste sono parole che mi hanno fatta rabbrividire. Ma come vi permettete di scrivere una cosa del genere? Questo autorizza gli uomini a decidere al posto di una ragazza? Al posto mio magari, perché domani può succedere a me, a te, a tua figlia, a tua sorella, alla tua amica. Questo permette cosa? Io posso bere quanto mi pare ma le mani e il telefono ve le dovete tenere in tasca, maledetti. 






Poi stamani è arrivata questa scritta e ho pensato: “ma perché?” anzi, a dir la verità ho aggiunto anche una parolaccia, ma non la voglio scrivere.
Rabbia. Ho provato rabbia perché mi auguro vivamente che l’atto avvenuto possa esser punito da chi di dovere e con la massima serietà ma questa scritta, che senso ha questa scritta alle porte della nostra piazza? E’ questo il benvenuto che diamo a chi si affaccia al paese? Arrivano e leggono queste parole.
Ma perché?
L’Impruneta non è questo.
E io, il mio paesello, lo difendo a spada tratta, perché questa scritta non se la merita. Non deve pagare il paese per le persone schifose. Non deve rimetterci il muro della Barazzina, luogo frequentato da ragazzi e bambini che vanno lì a giocare. 

L’Impruneta non deve stare sotto i riflettori per questo tipo di cronaca che mi fa venire i conati di vomito.
Ora però ci siamo, siamo al centro dell’uragano e questa scritta non fa altro che amplificare la situazione. E’ un megafono del quale non abbiamo bisogno, anzi.
Queste parole alle porte del nostro paese non ci devono stare, perché l’Impruneta non è questa

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