Continua la sagra delle “multe bizzarre” che, al di là di un primo sorriso iniziale strappato ai lettori, producono un certo senso di malessere e timore. E non solo nelle sfortunate vittime della sanzione.
Dopo aver descritto quanto successo ad un cittadino fiorentino caduto sotto la mannaia dei controlli per una corsetta sotto casa (Leggi qui), nel quartiere di Campo di Marte, adesso vi raccontiamo un fatto ancor più “borderline”. Di quelli che, quasi, non si spiegano.
La premessa è sempre la medesima e scomoda un errore a monte dei DPCM: la non chiarezza di alcune restrizioni ed un vuoto normativo nel quale va ad incunearsi pericolosamente la discrezionalità del controllore. La gravità della pena, a tal punto, segue il buon senso, il carattere e l’umore dell’agente di turno.
Siamo al Ferrone, frazione di poche anime contesa tra i Comuni di Impruneta e Greve in Chianti, in aperta campagna. E’ sabato mattina (11 Aprile) ed il nostro protagonista – di cui conserviamo l’anonimato per motivi legati a privacy e ricorso legale in atto – esce di casa per accompagnare il proprio cane ad espletare i propri bisogni fisiologici.
Nella categoria di ciò che è consentito al tempo del coronavirus portare a spasso “Freddy” c’è, pur con alcuni limiti: restare entro i 200 metri dalla propria abitazione e per un tempo necessario ai bisogni dell’animale, non oltre.
Perfetto.
Allora l’uomo, nella consapevolezza di rispettare la legge, come sovente, prende il cane e si reca in Via di Poneta, nei dintorni della Chiesa del borgo. Per due motivi: raggiungere il bosco sì da lasciare libero l’animale in totale sicurezza e restare vicino a casa, esattamente a 2 minuti a piedi e 160 metri di distanza dall’uscio.
Tutto tranquillo, finché…
Durante il ritorno, nei pochi metri lungo la Chiantigiana, al cittadino imprunetino si affianca una volante della Forestale, occupata da due agenti. Iniziano i controlli. L’uomo con il cane è munito di mascherina, sacchetti per raccogliere escrementi, autocertificazione firmata soltanto da compilare (per evitare spreco di carta). Ha al guinzaglio il proprio cane e dovrebbe essere in perfetta regola. Così pensa.
Non gli agenti.
Viene contestato all’imprunetino di essere a spasso con l’animale, che questo non è possibile, che ciò comporta una multa. Precisamente per un ammontare di 280 euro. Gli agenti compilano il verbale nel quale, però, non viene menzionata la presenza del cane ma soltanto l’uscita senza comprovata esigenza lavorativa o di salute.
L’uomo è sorpreso e indignato: nello spazio dedicato alle “dichiarazioni del trasgressore” cita il cane, elemento dimenticato dagli agenti ma, comunque, si prende la multa.
“Dover pagare 280 euro per aver rispettato le regole è veramente assurdo. Per questo ho deciso di muovermi per via legali facendo ricorso”, le dichiarazioni dell’uomo.
Faccio la spesa una volta a settimana, esco soltanto per portare fuori il cane e in prossimità della mia abitazione, per di più in aperta campagna. A causa del coronavirus sono anche in cassa integrazione con le difficoltà che ne conseguono: in questa maniera non si aiutano certo i cittadini, a maggior ragione in una condizione socio-economica così critica.”
Sarà sufficiente fare ricorso a rimuovere la sanzione?
“Il mio avvocato mi ha spiegato che tra le difficoltà vi è proprio la non chiarezza delle norme e l’interpretazione alla quale si prestano. Per di più non ho testimoni, essendo uscito con il solo cane”, conclude il nostro protagonista.
Al di là dell’ammontare della multa, aspetto comunque non secondario in tempi di incertezza economica, quel che a nostro avviso è maggiormente preoccupante è il caos contenutistico che i DPCM hanno gettato su controllori e controllati, con l’effetto di creare ulteriori situazioni esplosive in una società già frastornata e pronta a implodere.