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GRAZIE, PRESIDENTE






Il 2020 che ci lasciamo alle spalle è stato un po’ come una terribile tempesta. Iniziato nella quiete che tradizionalmente è preludio di bufera, da marzo ha cambiato il suo corso rendendoci tutti dei naufraghi alla deriva. Qualcuno, anzi molti, in migliaia, sono periti, sopraffatti da un nemico invisibile venuto da lontano.

Altri hanno cercato di restare a galla affidandosi a zattere giudicate sicure all’apparenza, senza testarle col benché minimo senso critico: teorie di complotti, di ordini mondiali interessati ad annientarci, idee strampalate di lobby pronte a iniettarci liquidi di controllo della mente spacciandoli per vaccini (termine e sostanza da sempre demoniaca!).

Altri ancora hanno cercato di salvarsi arrampicandosi sul prossimo, nuotando nel mare della disperazione alla ricerca di individui su cui costruire fortune di ogni tipo, nell’ottica di trarre vantaggi per quando la tempesta sarà finita e bisognerà ripartire. Alcuni, legati ancora a quei vecchi termini obsoleti chiamati buon senso, fiducia nella scienza, solidarietà e senso civico, hanno invece con fatica tentato di afferrarsi a qualche appiglio diverso per non scomparire tra le onde di questa lunga bufera. Le nostre istituzioni hanno teso più e più mani verso il disperato popolo di naufraghi italici, ma ben poche si sono rivelate un aiuto vero e disinteressato in grado di condurci verso un porto sicuro.






La sera dell’ultimo dell’anno noi siamo stati tra quegli italiani che hanno stretto con forza la mano del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, scialuppa splendente nella notte buia in cui siamo piombati, e dalla quale ancora dobbiamo uscire. Ad un Paese ferito, fiaccato dalla crisi economica e privato in pochi mesi di quasi tutta una generazione, il Presidente ha parlato con tono risoluto e diretto, senza usare mezzi termini o discorsi di facciata, ma facendosi portatore di quella speranza che siamo per forza chiamati a condividere, se vogliamo salvarci.

Uscendo dalla tradizione che vedeva i Presidenti della Repubblica sempre assisi in una stanza del Quirinale, tra gloriosi arazzi e in clima di serena pacatezza, Mattarella ha pronunciato questo discorso di fine anno in piedi, di fronte al cortile: un senso di solitudine e allo stesso tempo di combattimento, di lotta, solitaria solo nell’illusione poiché rappresentante in realtà la lotta di tutto un popolo.

Un’immagine molto simile a quella di papa Francesco, altra straordinaria mano di salvezza, solo nell’immensità di piazza San Pietro in occasione della Pasqua. Bergoglio è stato citato nel suo discorso proprio da Mattarella, il quale ha ringraziato il Pontefice per il messaggio dirompente lanciato con quel gesto di preghiera solinga nel bel mezzo della prima e più terribile ondata di Covid.

Il Presidente ha ricordato che nei momenti più difficili della sua Storia l’Italia ha saputo unire le forze al di là di divisioni ideologiche, affrontando coraggiosamente la drammaticità delle situazioni, con ogni componente capace di mettere da parte personalismi e interessi di parte: quanta attualità in queste parole, vista la recente cronaca politica.

Per ripartire dobbiamo affidarci al nostro prossimo, riscoprendo il senso di comunità; il 2021, oltre alla possibile uscita dall’emergenza sanitaria, porterà con sé importanti ricorrenze e celebrazioni per il nostro Paese, come i 700 anni dalla morte di Dante, i 160 dell’Unità d’Italia, i 100 dal collocamento al Vittoriano dei resti del Milite ignoto.

Si festeggeranno anche i 75 anni dalla nascita della Repubblica, sorta sulle macerie di una devastante guerra, di una dittatura e della violenza da esse innescate, come nei confini orientali: in quelle stesse zone che per decenni sono state segnate dalle diffidenze etniche tra italiani e jugoslavi, su quegli altipiani che videro le trincee della Grande Guerra e a seguire le violenze fasciste e titine, nel tentativo di segnare col sangue divisioni nette tra Stati, popoli e mondi, ora l’italiana Gorizia e la slovena Nova Gorica sono state nominate capitali europee della cultura 2025, dopo aver presentato congiuntamente la candidatura.

Contro ogni nazionalismo, contro ogni fantasma del passato. Grazie Presidente Mattarella per avercelo ricordato, all’interno di un discorso che in ogni sua parte ci ha fatti sentire meno soli, meno impauriti, e forse un po’ più pronti per vivere un 2021 sotto un cielo schiarito dalle nubi di tempesta.






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