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Grazie nonni, ovunque siate

Oggi è la giornata dedicata ai nonni.
Chi, di noi, è o è stato fortunato conserverà un ricordo vivo del nonno e della nonna, delle persone accanto alle quali, spesso, siamo cresciuti. E che celebriamo e piangiamo, con un’unica certezza: quanto ci mancano!
Ovunque siano, i nonni non potranno non essere nelle nostre memorie e nei nostri cuori. I nonni sono quelle persone da baciare sulla fronte, a qualsiasi età. Da abbracciare, forte, in un momento che dura ogni volta per sempre, sapendo che se ne andranno prima di te, perché la vita è fatta così.
I nonni sono quelli che mai, e dico mai, ti lasceranno senza mangiare. Né, tantomeno, senza insegnamenti: i valori, quelli reali del novecento, di uomini forgiati sulle difficoltà della guerra e su un mondo che era distante dagli agi odierni…ce li hanno insegnati loro. I nonni sono quelli di “ai miei tempi era tutto un’altra storia” e dei racconti lontani nel tempo ogni volta narrati con la lucidità di chi ricorda persino il dettaglio.
I nonni sono i modi di dire di ieri.
Mia nonna ad esempio soffriva la “cambiazione” (non il cambiamento) del tempo. Mentre mio nonno ci ha cresciuto a caffè d’orzo, merenda con pane e pomodoro e, immancabile, il ritornello “Avanti popolo, alla riscossa, bandiera rossa la trionferà!”, che riecheggiava in corte.
I nonni sono le persone che conciliano generazioni e tengono insieme le famiglie, le riuniscono attorno ad un tavolo, ad un desiderio, ad un altare per una messa che non vorresti celebrare mai. Quel che accadrà dopo non si sa. I nonni sono quelli che possono anche “levarsi la cinghia” ma lo fanno per il tuo bene, quelli che ti coccolano e viziano perché sanno che il tempo passa e che per questo ti amano più degli altri. Che tifano per te e ti sostengono a prescindere. I nonni vivono nelle abitudini, perse con loro. E nei gesti semplici. Vivono nel tradizionale pranzo del lunedì di Fiera o in una carezza. Nel giorno di Natale o in un piatto di pasta al pesto. Nelle schiacciate con l’Uva, nella raccolta delle olive. Vivono, immortali, nell’immagine che tu continui ad alimentare di loro: con il sorriso, sapendo che qualsiasi cosa accadrà loro ci saranno, anche solo con il pensiero. Arrivando, chiaramente, con una mezzoretta d’anticipo.
Mario, mio nonno, vive ogni domenica al campo dell’Antella, dov’era solita sopraggiungere alle 14:30 e posizionarsi sempre alla solita colonna blu, la seconda.

sdr

 

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