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Elezioni comunali

Firenze, in 5.000 pro-rave sfilano contro il Ddl proibizionista

 

È di circa 5.000 persone, secondo la questura, la stima finale dei partecipanti allo Street rave parade a Firenze, promosso contro “la legge antirave e ogni forma di repressione” .

Il corteo, partito alle 17 da Porta Romana, dopo aver attraversato le strade dell’Oltrarno fiorentino, nel centro storico, ha poi raggiunto il piazzale Michelangelo dove lo Street rave, con presenze ridotte rispetto alla sfilata, è proseguito fino a mezzanotte con musica techno e balli.  La manifestazione, si spiega, non ha creato problemi di ordine pubblico.

 

Per la manifestazione le strade dell’Oltrarno sono state attraversate da un fiume di giovani al ritmo della techno sparata dalle casse installate su nove autocarri. Oltre alle forze dell’ordine che hanno seguito la manifestazione per le vie della città, un elicottero della polizia ha monitorato dall’alto la situazione: la manifestazione, si spiega, non ha creato problemi di ordine pubblico.

Al seguito del corteo anche mezzi dell’azienda dei servizi ambientali che via via svuotavano cassonetti e cestini dove i manifestanti lasciavano bottiglie e altri rifiuti. In un volantino di buone pratiche diffuso ai manifestanti, gli organizzatori hanno scritto: “Evita di creare problemi o disagi che potrebbero danneggiare il corso della manifestazione. La buona riuscita della Street parade è responsabilità di tutti”.

Ancora, “evita atteggiamenti violenti ma soprattutto nei confronti dei negozianti e abitanti lungo il percorso della parata. Abbi cura di te ricorda di bere acqua e mangiare così da restare idratato e evitare gli zuccheri. Se fai uso di sostanze cerca di essere discreto e non attirare gli sguardi”.

Lungo il percorso, alcuni organizzatori riconoscibili dal gilet giallo, si sono avvicinati a qualche ragazzo dal passo incerto per accertarsi che stesse bene. La musica si è spenta pochi minuti dopo la mezzanotte al Piazzale Michelangelo, circondato da camionette della Polizia che, fortunatamente, non sono dovuti intervenire.

Tra le “buone pratiche” riportate nei volantini diffusi anche la seguente: “evita di parlare con i giornalisti e riportare interviste, quando ci esprimeremo lo faremo con una sola voce”.







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