Finalmente la stagione si conclude.
San Donato Tavarnelle 4 Grassina 0. Ce ne andiamo, salutando la D nel peggiore dei modi, con una partita che – visto il risultato di Sinalunga – avrebbe comunque sancito la retrocessione dei rossoverdi anche in caso di vittoria; ma così è stato davvero avvilente e mortificante.
Grassina non se lo meritava; probabilmente il calore e la determinazione dei tifosi non avrebbero meritato neanche questo amaro epilogo stagionale, ma retrocedere ci poteva stare… Non così però! Saranno clementi i lettori di DCF news se in queste righe non troveranno la solita cronaca con tabellino e marcatori, l’ingrato compito di redigere quest’ultimo racconto stagionale se lo è assunto un tifoso, uno che non ha nessuna voglia di perder tempo per l’ennesima volta a raccontare chi ha fatto cosa in campo, perché un 4 a 0 mai in discussione parla da solo.
Ci mettiamo alle spalle una stagione complicata, dura da vivere per qualsiasi tifoso tenuto forzatamente lontano dal proprio habitat, a maggior ragione per chi si è ritrovato a dover vedere la squadra del proprio cuore smarrire le proprie (poche) certezze nel costante silenzio di campi sportivi con le porte chiuse.
È stato come una sbronza lunga due anni: un inizio che sembrava troppo bello per essere vero, in cui tutto sembrava girare come doveva, in cui il Grassina ha vestito i panni di una terribile Cenerentola capace di vincere e convincere e farsi più intraprendente e ammaliante a ogni vittoria che arrivava. La seconda stagione, questa, quella del Covid, degli stadi chiusi appunto, del Pazzagli stregato fino alla fine e in cui i rossoverdi non agguanteranno che una vittoria su 17 partite giocate.
Dopo una sbronza si sa, ci sono i postumi e questa stagione è stata un lungo e avvilente postumo della scorsa, in cui quella sensazione di poter volare, si è risolta nella triste consapevolezza di essere a malapena in grado di fare qualche passo. L’amaro in bocca poi, il mal di testa della mattina dopo, quello di queste ultime partite, in cui ci è pure mancata quella residua dignità di avere in mano il nostro destino. Costretti ossessivamente a guardare cosa facevano gli altri e sperando in qualche favore, da parte delle avversarie dello Scandicci. Ora come ora pensare se questo è un addio, un arrivederci o un a presto alla serie D, pare davvero fuori luogo.
Ora c’è da metabolizzare che la sbronza è finita, che si torna di sotto, che c’è tutto un altro campionato da affrontare e che c’è sempre quella tifoseria che non merita tanti più encomi di quelli già ricevuti, ma impegno, grinta e di onorare i colori rossoverdi.