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Paggetti: “Il Cubino mi ha salvato. Ma fra 30 gol e un esame di legge…”

Il diavolo veste la maglia numero 11. Ma mantiene più di tutti i piedi per terra: “Prima la salvezza. Ogni anno ce lo ripetiamo, qua al Cubino”. Ivan Paggetti dribbla gli avversari, ma non le domande. E anche lui si fa una risata quando pensa allo strano rapporto fra il calcio e lo studio: in qualche modo vanno conciliati, come la fase offensiva e quella difensiva (“Stiamo crescendo in entrambe”). L’uomo del momento, in Promozione, è lui: classe 2002, leader tecnico e capocannoniere dei gialloblù che nel Girone A viaggiano a punteggio pieno grazie (anche) ai 4 gol in tre partite realizzati dall’attaccante ex Sestese e Settignanese: “Ma ricordiamolo: prima c’è da ottenere la salvezza”.

Sicuro?

“Assolutamente, ce lo diciamo ogni anno. Poi l’atteggiamento è sempre propositivo, però: si gioca sempre per vincere”.

E il livello è particolarmente alto.

“Come sempre. La Promozione non regala nulla, lo sappiamo: Pietrasanta e Pontebuggianese poi sono le più forti. E butto un occhio dall’anno scorso sul Forte dei Marmi: mi ha impressionato”.

Nel girone A si segna sempre un po’ di più che negli altri due.

“Credo sia dovuto ai campi e al fatto che si privilegia il gioco”.

A proposito di campi, quello del Cubino è un fortino. Due partite in casa, due vittorie, una pioggia di gol.

“Cerchiamo di fare sempre la partita: vogliamo dominare in campo”.

E i tuoi gol aiutano: con l’Urbino Taccola, domenica, ne hai fatti tre tutti insieme.

“L’anno scorso contro il San Giuliano l’ho sfiorata all’andata e al ritorno. Stavolta finalmente sono riuscito a togliermi questo sfizio”.

Ma che tipo di attaccante sei?

“Mi definisco una mezza punta, uno che ama svariare sull’esterno. Non a caso ho la 11”.

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Ti sei prefissato una cifra di gol da raggiungere?

“Voglio sempre fare meglio dell’anno scorso. Se in questa stagione segno di più, tanto meglio: ma l’obiettivo primario resta sempre il risultato di squadra. L’anno scorso ne ho segnati 15, già pareggiarli sarebbe un bel traguardo”.

Il gol più bello che hai fatto?

“Quest’anno col Luco, l’anno scorso col Taccola al ritorno: rientrai sul destro e segnai. Per me non fu banale perché non è il mio piede forte, ci ho lavorato tanto. Ho smussato questo difetto e quella rete è il riassunto di quanto qua al Cubino ci tengano a farmi fare bene”.

E il gol che vorresti fare?

“Mi manca qualcosa più da attaccante: un tap-in, una respinta, un gol un po’ più sporco”.

Cosa rappresenta il Cubino per te?

“È una famiglia, sono banale ma sincero. Mi hanno salvato: devo tutto ai compagni e al mister. Venivo da due anni difficili a livello personale, mi era passata la voglia: l’anno scorso mi ha chiamato il mister che mi conosceva da quando ero piccolo. Mi sono rimesso in forma a livello fisico, mi hanno dato una chance e aspettato con la giusta pazienza. Sì, mi hanno salvato”.

Perché non avevi più voglia?

“Difficile da dire adesso… Non trovavo più fiducia da parte di nessuno, non vedevo gioia nel calciare il pallone. E mi ero detto che fosse meglio studiare giurisprudenza. Ma mi hanno sempre fatto sentire voluto qua al Cubino: questo ha fatto la differenza”.

Meglio un campionato da 30 gol o un 30 e lode a Diritto Privato?

“Oddio, difficile… No, d’accordo, meglio i gol. Ma se il dibattito fosse con Procedura Civile sceglierei senza problemi il 30 e lode”

Fioretto. Se il Cubino va in Eccellenza, Paggetti cosa fa?

“Se dovesse succedere, sicuramente un viaggio. Ma vedremo…”.

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